Avete spazio da condividere con la flora autoctona? Si? Allora la flora autoctona sarà felice di condividerlo con Voi.

***********************************

Importante! Dall'inizio del 2013 siamo diventati "piccoli produttori", di conseguenza non possiamo più emettere fattura e passaporti fitosanitari, normalmente necessari negli interventi a finanziamento pubblico.

************************************

Per eventuali contatti non esitate ad utilizzare il seguente indirizzo:

nadiaenrico@tiscali.it


L'indirizzo nadia_enrico@alice.it non è più funzionale.

sabato 5 dicembre 2009

Progenie di Quercus pseudosuber cerca dimora !!!

Nel nostro vivaio abbiamo un elevato numero di cerrosughere di 2 e 3 anni in vasi 7x7x18 cm e 9x9x20 cm che difficilmente troveranno sistemazione; lanciamo un appello rivolto ad appassionati per trovare loro un posto dove affondare le radici; ricordiamo che la Quercus x pseudosuber è un ibrido naturale, e che riprodotto tramite seme da una progenie alquanto eterogenea che varia dal cerro alla sughera senza essere mai esattamente l'uno o l'altra.
Se interessati contattateci al nostro indirizzo email.

mercoledì 12 agosto 2009


Parassita per natura
Ecco uno dei più temuti ospiti in vivaio: Otiorrhynchus cribricollis. In realtà ne esistono diverse specie, noi crediamo di aver individuato questa in vivaio. E' un insetto curculionide autoctono fortunatamente non alato (!). Gli adulti si cibano lentamente, ma inesorabilmente di foglie e le larve completano l'opera nutrendosi delle radici. La presenza dell'oziorrinco si palesa da giugno in avanti, attraverso le particolari mangiature a mezzaluna sulle foglie, mentre il danno maggiore lo portano a termine le larve:
queste formidabili mangiatrici di radici sono in grado di spolpare una piantina in vaso, partendo dalle radicole più sottili fino ad intaccare la corteccia del colletto, dall'autunno alla primavera successiva. Opportunista, adattabile alle diverse specie vegetali, resistente alle avversità climatiche, ha tutti i requisiti del perfetto parassita. Alcuni prediligono l'ulivo, in genere adorano le rosacee, apprezzano noci, querce, ontani, ma schivano il bosso e non amano le leguminose arbustive. Tra i meno attaccati anche corniolo e borsolo (Staphylea pinnata). Noi pratichiamo la lotta biologica con l'uso di nematodi entomopatogeni che a loro volta parassitano le larve, uccidendole e sono in grado di riprodursi sulla larva morta. Mostruosamente vero!
Nadia.

martedì 28 luglio 2009

La raccolta di semi forestali

Incalza l'epoca della raccolta, voglio perciò condividere alcune riflessioni.
La salvaguardia delle biodiversità si ottiene, oltre che con la protezione dell’ambiente nel quale le piante vivono, anche attraverso l’attività di individuazione, selezione e controllo del materiale di propagazione forestale che porta, alla fine, a produrre il materiale vivaistico che verrà diffuso sul territorio.

Sintesi della tutela ex situ della biodiversità forestale

La necessità di fissare delle prescrizioni nell’impiego dei materiali forestali di propagazione, sia di produzione interna che di importazione, indusse diversi paesi, soprattutto quelli ove sono molto accentuate le variazioni di clima e di suolo, ad adottare provvedimenti legislativi per disciplinare la produzione ed il commercio delle sementi forestali e ad istituire speciali organismi di controllo.
In Europa la prima legge sui semi si ebbe in Germania (1934), mentre in Italia, nel 1949, Pavari, su incarico della Direzione Generale per l’Economia Montana e per le Foreste, iniziò a scegliere i primi boschi di conifere da destinare alla raccolta del seme, ponendo così l’attenzione sulla selezione delle provenienze.
Nel 1961 venne pubblicato il Libro Nazionale Boschi da Seme (L.N.B.S.) e contemporaneamente emanata una circolare ministeriale che vietava nei rimboschimenti sovvenzionati dallo Stato l’uso di sementi non provenienti dai boschi da seme, ritenuti pregevoli in base alle loro caratteristiche selvicolturali.

Nel 1973 venne promulgata la prima legge generale (L. 22.05.1973 n. 269), relativa alla produzione ed al commercio delle sementi e piante da rimboschimento.
Rilevanti novità vengono introdotte dal DL 18 maggio 2001, n. 227 “Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57” . In particolare l’art. 9 prevede che le regioni istituiscano il libro dei boschi da seme per il territorio di propria competenza, in cui sono iscritti i boschi, gli arboreti, gli alberi e le piantagioni di alberi da seme per la produzione di materiale forestale di moltiplicazione. Le regioni inviano al Ministero delle politiche agricole e forestali i dati degli elenchi suddetti al fine di costituire il Registro nazionale del materiale forestale di moltiplicazione.

L’articolo 10 individua le strutture statali per la conservazione della biodiversità forestale e riconosce gli stabilimenti CFS per le sementi forestali di Pieve S. Stefano e Peri come Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale.
L’intera normativa, con il Decreto Legislativo 10 novembre 2003, n. 386 recante "Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione" che abroga la legge 269/1973, viene adeguata alla legislazione comunitaria. Le regioni sono tenute, entro il 2009, a recepire la normativa nazionale: la regione Emilia-Romagna lo fa con la LR 6 Luglio 2007, n° 10 e si dota di 191 nuove aree di raccolta e boschi da seme, definiti materiali di base, che si aggiungono ai preesistenti 3.
Solo il materiale forestale di moltiplicazione (semi, piantine, parti di piante, cloni) proveniente dai materiali di base, può ottenere la certificazione di provenienza, necessaria per la commercializzazione e distribuzione in regione, nell’ambito delle attività di riforestazione e impianto, con l’esclusione dell’arboricoltura da frutto. Le specie di legge sono 39, tutte arboree: scelta che non soddisfa le esigenze degli interventi di recupero e ripristino ambientale, i quali richiedono l’impiego di materiale autoctono idoneo in larga misura di specie non ricomprese nella lista ufficiale.
Dei 194 “boschi da seme” emiliano-romagnoli distribuiti nelle 9 province, 37 sono nel parmense, 31 in territorio montano; il seme raccolto in queste aree alimenta parte della produzione di 2 vivai del parmense (il nostro e quello del Parco Reg. dei Boschi di Carrega) e rifornisce su richiesta, lo stabilimento forestale o Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale di Peri (VR); considerato che gli interventi forestali al di sotto dei 500 m. di quota sono pressochè inesistenti e non più previsti, solo una minima parte del materiale derivato dalle aree suddette viene impiegato nel territorio di provenienza; le specie montane e rare sono necessariamente escluse; eppure il paesaggio è un valore economico riconosciuto dalle politiche di sviluppo rurale e di molto aiuto nelle iniziative di divulgazione ambientale, ma c’è una bella differenza tra le zone umide di quota, i lastroni a Pero corvino e Sorbo alpino della Rocca Pianaccia, le pietraie a Ribes e Rosa alpina, e “l’indifferenziato” del castagneto o la “monotonia” della faggeta, solo per citare due formazioni forestali su cui sono stati fatti molti investimenti grazie ai progetti finanziati dal PRSR (piano regionale di sviluppo rurale).
Si può concludere che le finalità dichiarate della LR 10/2007 di “tutela e diffusione della biodiversità vegetale e del patrimonio genetico forestale …” non sono per ora perseguibili sul territorio montano, mentre la progressiva rarefazione di specie e ambienti ad elevato indice di naturalità è una realtà sempre più percepibile.
Nadia.

lunedì 29 giugno 2009

Nutrimento delle piante.

Attualmente è molto in voga l'abuso di concimi di sintesi anche nell'allevamento delle piante destinate a interventi di ripristino ambientale, piante che normalmente non vengono più controllate dopo la messa a dimora.
Sono profondamente convinto che una pianta allevata in vivaio con l'utilizzo di concimi di sintesi, sia viziata e incapace di convertirsi alla disponibilità di nutrimento naturale presente nel luogo di destinazione; a supporto di questa affermazione posso portare soltanto l'evidenza dell'inadeguatezza che queste piante mostrano nella loro struttura dopo la coltivazione in vivaio: apparato radicale debole con poche radicole erbacee che scompaiono quasi durante i mesi freddi, parte aerea "filata", ossia molto sviluppata in altezza ma poco in diametro del fusto, al punto che spesso queste giovani piante non si autosostengono piegandosi per il loro stesso peso o ondeggiando al vento; fogliame in vivaio molto rigoglioso e internodi lunghi denotano una concimazione azotata spinta, che per alcune specie può portare a problemi fitosanitari dopo la messa a dimora.
Nel nostro vivaio quindi abbiamo deciso di ricorrere solo alle concimazioni organiche, che unite ad una irrigazione moderata portano i seguenti risultati: apparato radicale robusto e ricco di radicole erbacee, parte aerea rigida, con colletto ben sviluppato, internodi brevi e gemme ben sviluppate.
Giovani piante così ben equilibrate hanno un facile attecchimento in tutte le situazioni, sempre che la messa a dimora venga effettuata nei modi e nei tempi giusti.

mercoledì 24 giugno 2009

L'adattabilità delle piante.

Negli ambienti naturali le varie specie entrano continuamente in competizione tra di loro, in particolare le specie arboree con quelle arboree, quelle erbacee con quelle erbacee e cosi via; esistono poi specie che si consorziano con altre, o che traggono vantaggio dalla loro ombra e, ovviamente al contrario, specie che non sopportano altre e in particolare la loro ombra; si tratta di interazioni molto complesse e suscettibili di infinite variazioni, che però alla fine conducono ad una conclusione: tutte le specie sono molto adattabili e lottano per sopravvivere anche in condizioni lontane da quelle delle loro stazioni naturali, però soccombono alla lunga nei confronti delle specie che formano la vegetazione naturale del posto dove vengono messe a dimora.
E' importante quindi, in qualsiasi intervento, scegliere le specie tra quelle che possono adattarsi molto bene al posto prescelto, in modo da ridurre al minimo i problemi di crescita e fitosanitari, prendendo in considerazione una lista il più possibile ampia, ma senza cedere alla tentazione di scegliere le specie in base alla loro bellezza, simpatia o, nel caso delle varietà ornamentali, della loro presunta commerciabilità modaiola.
Riepilogando brevemente, l'adattabilità deve essere stabilita nei riguardi del terreno, della disponibilità idrica, dell'esposizione, della quota altimetrica e della presenza/assenza di altra vegetazione; la prova della riuscita dell'adattamento di una specie introdotta in un determinato posto, è data dalla constatazione che questa sviluppandosi è in grado di riprodursi bene per via sessuale, senza ulteriori interventi antropici.

venerdì 29 maggio 2009

La logica consumistica nel vivaismo.

Tornando sull'argomento del precedente post, riprendo dal punto in cui ho scritto che non possiamo legare la produzione di determinate specie al raggiungimento di determinate misure tali da consentirne la commerciabilità senza che nessuno abbia timore di aver acquistato piante deboli o malate. All'inizio della nostra attività ci siamo posti delle regole semplici e precise, tratte da considerazioni più che scontate su come si riproducono le varie specie in natura; abbiamo considerato che tutte queste si riproducono per seme e solo poche si riproducono anche per via vegetativa in determinate situazioni; abbiamo considerato che ad ogni stagione è possibile raccogliere seme di parte di queste, e che in un ragionevole numero di stagioni si arriva a raccogliere tutte le specie poichè molte fruttificano irregolarmente; abbiamo considerato che le piante nate e cresciute spontaneamente in assenza dell'intervento umano costituiscono spesso un termine di paragone difficile da eguagliare nella coltivazione; abbiamo quindi desunto da tali considerazioni che è inutile andare contro natura cercando scorciatoie per produrre piante robuste in tempi ridotti, ma che è necessario assecondare tutte quante le condizioni che si verificano in natura col susseguirsi delle stagioni.
In tal modo stiamo mettendo a punto un sistema di coltivazione che non può dare risultati vistosi in tempi brevi, ma che dà risultati normali in tempi naturali.

venerdì 22 maggio 2009

Specie rare e sconosciute= specie poco vendute.

Dopo una dozzina d'anni d'esperienza, spesso mi chiedo cos'è che spinge gli acquirenti a scegliere una specie piuttosto di un'altra; ho notato che in molti non si lasciano convincere dal venditore nell'effettuare la scelta, soprattutto se questo sta cercando di proporre loro una specie rara; normalmente le specie rare sono sconosciute alla maggioranza delle persone le quali mostrano diffidenza nei loro confronti; è molto più facile che questi scelgano tra le piante ornamentali che vanno per la maggiore, esprimendo così una loro necessità d'identificarsi in una determinata fascia di presunto benessere, piuttosto che scegliere una specie che nessuno conosce e che potrebbe indurre una sensazione di emarginazione e disagio.
Ho notato anche che molti hanno assoluto bisogno di acquistare piante che giustifichino pienamente l'esborso della cifra richiesta: normalmente i parametri osservati per soddisfare quest'esigenza sono le dimensioni della pianta e la vistosità dello stato vegetativo di questa spesso considerati, e non sempre a ragione, come garanzia di ottima salute.
Diventa particolarmente difficile quindi proporre tutte quelle specie a crescita lenta, poco appariscenti o che manifestano le loro carattaristiche ornamentali in periodi diversi da quelli ideali per la messa a dimora, o dopo parecchi anni dalla messa a dimora: la logica consumistica impone che per poter essere venduto un prodotto debba raggiungere determinati standard che siano indiscutibilmente tangibili al momento della vendita, poco importa sapere come questi standard siano stati raggiunti.
Noi siamo costretti a sovvertire questa logica.

giovedì 7 maggio 2009

Che fine fanno le piante invendute?

La coltivazione di semenzali di specie forestali, arbustive e arboree, in contenitore è una forzatura e una condizione anomala per le piante, le quali possono sopportarla per 1 massimo 2 stagioni, dopodichè si rende necessario ricoltivarle in contenitori più grandi.
La ricoltivazione è fattibile solo se la specie è difficilmente reperibile come seme e adatta a sopportare l'ulteriore condizionamento del contenitore; se la specie è facilmente reperibile come seme ad ogni stagione e si stressa notevolmente rimanendo in vaso non conviene anche economicamente trasferirla in un contenitore più grande e dopo due anni le piante vengono gettate nei cumuli di compostaggio: un vero peccato!
Ogni anno un gran numero di piante fa questa fine, eppure spazi per metterle a dimora ce ne sarebbero col solo imbarazzo della scelta.
Per cercare di trovare posto alle piante invendute, metteremo appositi annunci su questo blog, quindi chi potesse essere interessato stia all'erta!

lunedì 27 aprile 2009

Tempistica delle operazioni.

Ultimate le operazioni di raccolta dei frutti di tutte le specie che ci interessano, dalla fine dell'autunno all'inizio dell'inverno abbiamo svolto le operazioni di pulitura e selezione del seme di ognuna di esse; subito dopo abbiamo iniziato a seminare o stratificare le quantità di seme ottenute, tenendo da parte i semi delle leguminose che abbiamo seminato per ultimi tra marzo ed aprile.
Ad aprile quello che è seminato è seminato, quello che eventualmente rimane si conserva per l'anno successivo in due modi: stratificato se si tratta di specie dormiente, in luogo asciutto e fresco nonchè protetto dai roditori se si tratta di specie non dormienti.
Ad aprile quando anche le ultime possibilità di gelo sono scongiurate, si passa al trapianto e al rinvaso di tutto ciò che era stato seminato e trapiantato la stagione precedente e ancora si trova in vivaio, sopravvissuto o invenduto.
Tutti e tre i mesi primaverili li impiegheremo a trapiantare e rinvasare fino a chè la calura estiva ci costringerà a fermarci; quest'anno facciamo la semina diretta di una sola specie che è il cerro; le altre Fagacee nel 2008 non hanno prodotto seme valido, e le altre specie a seme grosso con le quali si procede per semina diretta, pure. In vivaio quindi disporremo solo delle rimanenze dell'anno precedente, le quali considerando la scarsissima richiesta di specie strettamente forestali, verosimilmente rimarranno invendute.

mercoledì 22 aprile 2009

Cosa facciamo in vivaio?

E'la domanda più ovvia e frequente che ci viene rivolta; su questo blog io e Nadia vi terremo aggiornati su quello che stiamo facendo per le piante in vivaio, vi comunicheremo le nostre proposte, e qualche volta anche i nostri timori.

martedì 21 aprile 2009

Undici anni in vivaio.

Per noi il 2009 è l'undicesimo anno di lavoro in vivaio; l'inizio di questo blog cade nel periodo di lavoro più intenso, quello primaverile.