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Importante! Dall'inizio del 2013 siamo diventati "piccoli produttori", di conseguenza non possiamo più emettere fattura e passaporti fitosanitari, normalmente necessari negli interventi a finanziamento pubblico.

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domenica 5 dicembre 2010

Tutori vivi e morti delle piante da frutto.

Nell'Appennino Emiliano, come in altre zone d'Italia, in questi ultimi quindici anni abbiamo avuto notevoli problemi a difendere le giovani piante appena messe a dimora, da una troppo elevata presenza di caprioli (capreolus capreolus).
I maggiori danni sono stati a carico delle piante da frutto innestate, e qui anche le lepri hanno fatto la loro parte.
Il ricorso a reti metalliche e vari tipi di shelter che si trovano in commercio, oltre ad essere un costo non indifferente, non ha dato sempre risultati soddisfacenti, basti pensare che talvolta le reti con relativo robusto paletto di sostegno sono state completamente divelte, e in qualche caso non le abbiamo più ritrovate.
Da buoni osservatori di ciò che accade in natura non abbiamo potuto fare a meno di notare che tutto ciò che cresce spontaneamente isolato è a forte rischio di scornamento e/o brucamento da parte degli ungulati, mentre laddove si formano macchie fitte e disordinate di vegetazione, i danni sono molto più contenuti.
I danni poi sono praticamente nulli dove crescono specie spinose come ad esempio i comunissimi prugnoli (Prunus spinosa), i biancospini (Crataegus spp) e le rose selvatiche (Rosa canina in primis); anche alcune specie velenose o non appetite dai caprioli, crescono indisturbate: Buxus sempervirens, Cornus mascula,Ilex aquifolium, Juniperus communis (solo scornato) e tutte le Rhamnacee non vengono consumate; notare bene che alcune specie notoriamente velenose per l'uomo e gli animali domestici come il Taxus baccata e l'Euonymus europaeus rientrano invece tranquillamente nella dieta del capriolo.
Constatato ciò abbiamo deciso di provare ad affiancare alle piante messe a dimora alcune specie cespugliose accompagnatorie spinose, velenose o inappetite; parallelamente abbiamo anche provato ad "infrascare" le piante da frutto con robuste ramaglie di robinia; sicuramente il risultato pratico ed estetico non è proprio il massimo (difficoltà a togliere le infestanti come la Clematis vitalba o anche solo a sfalciare l'erba), ma lo scopo di tenere i caprioli lontani a quanto pare è stato raggiunto !

mercoledì 1 dicembre 2010

Progenie di Malus florentina.


Nella foto: fiori e foglie di Malus florentina.

Sono presenti in vivaio un discreto numero di giovani piantine di Melo fiorentino (Malus florentina), prevalentemente in vasi 7x7x18 e un pò anche nei 9x9x20, adatti soprattutto per coloro che amano attirare l'avifauna nei pressi della propria dimora.
Le piccole sorbe prodotte da questa specie, sono commestibili ed hanno una polpa che quando ammezzisce prende un sapore unico (solo le sorbe del progenitore Sorbus torminalis si avvicinano a questo sapore); varie specie di piccoli uccelli invece preferiscono cibarsi dei piccoli semi a granella.
Dopo almeno dieci anni di prove, possiamo affermare che questa specie ha un'adattabilità più che buona, anche se predilige terreni asfittici, neutri o subacidi.
Origine del seme: Oasi dei Ghirardi e zone limitrofe.

lunedì 29 novembre 2010

Progenie di Mespilus germanica.

Abbiamo una modesta quantità di Nespolo selvatico in vasi medio piccoli in attesa di essere messo a dimora; non è facile far nascere bene questa specie per cui anche disponendo di molto seme, abbiamo ottenuto sempre poche piante; una volta messo a dimora però dimostra una elevata adattabilità e in pochi anni inizia a fruttificare.
Preferisce stazioni e terreni freschi e di solito fruttifica meglio in mezzombra.
Origine del seme: Oasi dei Ghirardi e zone limitrofe.

Progenie di Cornus mascula.


Nella foto: copiosa fruttificazione di Cornus mascula.

Abbiamo a disposizione una discreta quantità di cornioli in vari tipi di vaso.
Vi ricordo che questa specie piuttosto rustica fruttifica meglio in terreni adiacenti a piccoli corsi d'acqua e in mezzaluce.
Origine del seme utilizzato: appennino parmense.

domenica 28 novembre 2010

Progenie di Ribes uva-crispa.

Quest'anno abbiamo una notevole quantità di uva spina (Ribes uva-crispa)in attesa di qualcuno a cui venga la buona idea di metterle a dimora; vi ricordo che si tratta di uno squisito piccolo frutto dal sapore somigliante a quello della fragola, difeso da una miriade di spine.
La specie è spiccatamente nitrofila e particolarmente adatta ad essere coltivata.
Origine del seme: appennino umbro-marchigiano; raccoglitore: il mitico Antonio "Vichingo" Moscetti.

sabato 27 novembre 2010

Scarsa considerazione.

Tutto ciò che ci viene in mente riguardo all'interesse della gente comune per la nostra attività di vivaisti al servizio delle piante, o se preferite della natura è: scarsa considerazione.
Potrei dire "pazienza", ma non posso permettermi di avere pazienza, e la gente comune non può permettersi di avere scarsa considerazione per la sorte dei nostri ecosistemi e quindi dell'intero pianeta; il mondo scientifico non ci dà scampo: se non modificherà il proprio comportamento la gente comune porterà il genere umano ad una misero ed inglorioso epilogo; ma quello che mi secca di più è che anche quelli fuori dal comune non avranno sorte diversa, e qualcun'altro deciderà per loro e contro la loro volontà.
Eppure ci vorrebbe veramente poco per cambiare: semplicemente riconoscere che prima di tutto noi stessi siamo parte attiva all'interno degli ecosistemi e fuori da questi ci trasformiamo inevitabilmente in astrazioni. Cambiare non significa rassegnarsi, ma solo adeguarsi in modo ragionevole!

sabato 17 aprile 2010

Consociazione in contenitore.

In passato avevamo notato casualmente che talvolta due piante di diverse specie cresciute nel medesimo vaso parevano giovarsi l'una dell'altra e alla fine risultavano più sviluppate di quelle poste singolarmente e regolarmente nei loro contenitori.
Se è vero, e a nostro parere lo è, che sbagliando s'impara, noi abbiamo tratto questa conclusione dalla pessima abitudine (che tra l'altro non abbiamo ancora persa) di riutilizzare substrati esausti, dentro i quali oltre a una miriade di semi di infestanti (nonchè altri accidenti), si trovano spesso semi dormienti di coltivazioni malriuscite della stagione precedente; furono in particolare i semi delle Leguminose che coltivavamo a farci notare questo fatto, in particolare quelli del maggiociondolo (Laburnum anagyroides). Noi seminiamo il maggiociondolo in marzo dopo averlo bagnato per 24 ore, e teniamo il seminato in ambiente riparato dal freddo e dalle precipitazioni eccessive; il seme del maggiociondolo, conservato in ambiente asciutto in normali sacchetti aereati, mantiene la sua germinabilità per diversi anni, ma non solo: col trascorrere degli anni germina più regolarmente, e la percentuale di semi che rimangono dormienti cala; quindi è meglio mettere seme di 2, 3, 4 anni piuttosto che seme fresco dell'anno. Questo però l'abbiamo imparato con gli anni, ma precedentemente ci capitava di riutilizzare substrati con semi di maggiociondolo dormiente per altre semine o rinvasi o trapianti: ed ecco che li i semi dispettosi nascevano e crescevano rigogliosi dando le piante più belle.
L'idea ci è venuta di conseguenza: visto che la destinazione delle nostre piante è quella dei ripristini e rimboschimenti, perchè non consociare ad alcune specie sia arboree che arbustive una leguminosa compatibile? O anche a specie di altre famiglie botaniche come Buxacee, Caprifoliacee, Celastracee, Oleacee.
Abbiamo così deciso di provare alcuni abbinamenti suggeriti da consociazioni frequenti in natura: Acer opulifolium e Ostrya carpinifolia con Coronilla emerus, Cytisus sessilifolius o Laburnum anagyroides; Rosacee varie con Leguminose varie; anche Leguminose varie tra di loro, e così via.
I risultati non sono sempre soddisfacenti, ma siamo solo ai primi due anni di prove.
Bisognerà poi attendere altri anni per vedere come si comporteranno questi abbinamenti una volta posti a dimora, ma noi siamo più che fiduciosi sul fatto che i risultati saranno buoni.